Gennaio 16, 1969In rassegna stampa, 1969
Rassegna stampa

Attentato dinamitardo alla galleria d'arte 70 dopo la personale del pittore antirazzista

di N.d.R.
Tribuna del Mezzogiorno | 16 gennaio 1969


Una bomba carta fatta esplodere davanti all’ingresso ha quasi divelto la saracinesca frantumando i cristalli della vetrina e danneggiando gli infissi e il soffitto – La squadra mobile sul posto – Interrogati alcuni giovani

Attentato dinamitardo, ieri notte, alla galleria d’arte contemporanea «70» sita in Via dei Mille, isolato 221, proprio alle spalle di piazza Cairoli. Una bomba carta, fatta esplodere davanti all’ingresso, ha quasi divelto la saracinesca, mandando in frantumi i cristalli della vetrina e danneggiato il soffitto e gli infissi.
La deflagrazione a causa del maltempo, che imperversava sulla città, è stata scambiata per un tuono dalle persone che abitano nelle immediate vicinanze. Tanto è vero che l’attentato è stato scoperto soltanto nelle prime ore del mattino dal portinaio dell’isolato di fronte, Calogero Lembo 42 anni, il quale, prima della polizia, si è preoccupato di informare uno dei proprietari della galleria, il pittore Vincenzo Celi, 33 anni, abitante al quarto piano dello stesso isolato.
L’esplosione, secondo le prime indagini, si sarebbe verificata poco dopo le 3 del mattino. A quell’ora, infatti, numerose persone hanno udito uno scoppio che però hanno attribuito al violento temporale che in quel momento imperversava sulla città.
Pochi minuti dopo le 5 il portiere Calogero Lembo, uscito di casa per il suo consueto lavoro, notava la saracinesca della galleria d’arte contemporanea, divelta e informava il Celi abitante al quarto piano dello stesso stabile e che sapeva essere insieme a Lucio Vitale, 30 anni, abitante nel Viale della Libertà, uno dei proprietari.
Lo stesso Celi, ricollegando quanto riferito dal portinaio all’esplosione sentita qualche ora prima, intuiva che si era trattato di un attentato dinamitardo e, prima di informare la polizia, faceva accorrere sul posto il suocero Giuseppe Tarro pure interessato alla galleria che abita in Via Cavour.
Soltanto verso le 6, quando ormai avevano la certezza che i danni all’ingresso della galleria erano stati provocati dalla esplosione di un ordigno, sia il giovane pittore che il suocero si decidevano a chiedere telefonicamente l’intervento degli agenti della Notturna che si recavano sul posto al comando del maresciallo Arena. Immediatamente dopo, raggiungevano la galleria d’arte il dirigente della squadra mobile, dott. Di Stefano, con i sottufficiali Volto, De Francesco e Mamone, ed alcuni elementi della scientifica.
Esperti di balistica hanno provveduto ad accertare la natura dell’ordigno e a repertare i frammenti della carta usata per confezionare l’involucro e i resti della miccia.
Da un primo inventario effettuato dagli stessi proprietari sembra che i danni causati dalla esplosione non superino le 200.000 lire. Nella è dato ancora sapere sui motivi che stanno alla base dell’attentato, anche perché gli inquirenti sull’episodio mantengono un comprensibile riserbo. Nella giornata di ieri, negli uffici della mobile, in Questura, sono stati interrogati numerosi giovani che, soprattutto per le loro idee politiche, avrebbero potuto ricorrere a questa violenta manifestazione per intimidire i proprietari della galleria d’arte contemporanea che, proprio nei giorni scorsi, hanno ospitato una mostra del pittore Quattrucci di Roma, noto negli ambienti artistici della capitale, come l’antirazzista per eccellenza. I quadri esposti alla galleria «70», infatti erano tutti intitolati al «Black Power» (potere negro) ed avrebbero potuto suscitare le ire di alcuni estremisti.
Al momento dell’esplosione comunque, le opere del Quattrucci erano state già spedite a Ferrara dove, nella sala dei Diamanti, in questi giorni l’artista inaugurerà un’altra mostra sua personale.