Marzo 15, 1970In Spagna, rassegna stampa, 1970
Rassegna stampa

Dario Micacchi | La morte guarda ancora dalle torri di Cordova

di Dario Micacchi
L'Unità | 15 marzo 1970


Dall’immaginazione di un pittore e di un poeta è nato un libro figurato e scritto in raro sodalizio (Carlo Quattrucci e Rafael Alberti: “Spagna 1936-19…”; testi critici di Mario De Micheli, Corrado Marsan, Elio Mercuri; progetto grafico di Giuseppe Montanucci; 300 copie della tiratura contengono litografie e acqueforti originali di vario costo; La Sfera-Jacopo della Quercia editori in Roma e Siena 1970).
Libro di cupa malinconia colore verde blu nero ocra argento di terra abbuiata con un grosso verme fascista che si specchia nella Spagna di cenere. Libro di parole dure e allarmanti con luci di ossa e di metalli nella Spagna notturna. Non sono passati gli anni dice Alberti e chiama nella notte spagnola Antonio Machado e Federico Garcia Lorca: feriti, perduti, congelati, bruciati, pianti, schiacciati, bastonati, insultati, morti: così sono gli uomini-dice il poeta-in una Spagna morta divorata dai vermi.
Il pittore ha rivisitato terra e storia proletaria di Spagna in un anno e più di pittura: 20 dipinti grandi, tanti disegni e una ricca serie di acqueforti e litografie a colori che sono anche un omaggio italiano ai tre grandi poeti di Spagna che lo hanno introdotto e guidato negli anni di ferro della Spagna proletaria e antifascista.
Il pittore che già aveva la esperienza positiva di una serie di quadri sulla lotta anti capitalista dei negri americani, ha rivisitato la Spagna in una specie di ossessione notturna dell’immaginazione ma è stato di una grande sobrietà pittorica, duro con le cose dure, fanatico soltanto di ciò che è necessario dire e mostrare in giorni come i nostri.
Nei quadri e nelle incisioni grandi masse d’ombra fluttuanti come fossero colonne di fumo; arsa e seccata materia delle cose; giganteschi alberi solitari; città lontane; voli di uccelli nei vuoto di una terra deserta; passa un cavallo lento e porta un cavaliere assassinato e passa una fanciulla con un boccale di vino e non sai se è Salomè o Giuditta. Profumo di fior di coltello diceva Garcia Lorca. Stanno le cose come scriveva Federico: la luna è nera e la morte ancora guarda dalle torri di Cordova.
In altri quadri la testa di Francisco franco è giuocata in un riflesso diurno di specchio: anatomia di un delirio fascista che galleggia nello spazio vuoto, preme sotto terra, geme bombe dall’occhio lacrimante.
Figure del pittore e parole del poeta, dei poeti anzi, creano una foresta di immagini le une nelle altre specchiantisi. Il disegno grafico del libro ha bene inteso e servito questo gioco poetico.
Il poema di Alberti scritto dal poeta stesso a sette colori dice cose angosciose sulla nostra nota Spagna, eppure con la grafia energica e combattente sembra gettare un arcobaleno di colori-parole sulla cenere di Spagna, su quella notte che per ora è regno di banditi. E il pittore nelle ombre flottanti come nubi e nelle piante grasse di deserto selezionate nella vita di deserto, ha messo una energia di pari forza che la malinconia: un’energia plastica frenata che è emblematica alla maniera di David Alfaro Siqueiros in energia popolare e di classe. Lui, il pittore si è fissato con l’immaginazione su queste nubi e su queste piante di Spagna, sul flusso e sulla crescita anche nel deserto.