Rassegna stampa
La rissa trasteverina del '74 prende vita sulla tela
di Gabriele Simongini
Il Tempo | 13 novembre 2011
“Pugni, pittori, pupa e palazzinaro”. Con questo titolo un articolo di cronaca firmato da Berenice su “Paese Sera” rievocava una rissa trasteverina di pochi anni prima, nel 1974, entrata nella leggenda.
Tra i tavoli del ristorante Romolo a Porta Settimiana, frequentato durante i lor soggiorni romani da Marlon Brando e Kirk Douglas, Tyron Power e Brigitte Bardot, Jean Cocteau e Maria Callas, tre noti pittori affrontarono un una scazzottata rimasta celebre un famigerato palazzinaro. Erano Riccardo Tommasi Ferroni, Alejandro Kokocinski e Carlo Quattrucci che poi immortalò la scena in un grande quadro appunto intitolato “Rissa a Trastevere”.
In un’atmosfera tumultuosa vi si vedono Tommasi Ferroni con una camicia gialla, col ciuffo scompigliato e con fiero cipiglio, l’onnipresente postino degli artisti Peppe Militello in maglietta rossa, Kokocinski in atto di sferrare un plastico pugno, il palazzinaro in giacca e cravatta è steso per terra, colpito da un gancio, lo stesso Quattrucci, vicino ad una bottiglia di vino. Sullo sfondo una donnina allegra e solitaria, in attesa di compagnia. Ed ora, con un balzo indietro nel tempo, il quadro “Rissa a Trastevere” torna fino al 27 novembre nel luogo in cui è stato concepito, da Romolo, dove si è appena aperta una piccola ma pregevole mostra che inaugura le attività espositive della Galleria nel Giardino della Fornarina, che nella leggenda fu mitico teatro degli amori di Raffaello e Margherita Luti detta la Fornarina.
L’evento ha il pregio di ridare luce ad un’intera epoca, ad alcuni pittori ingiustamente messi nell’ombra e ad una zona amata ed invasa dagli artisti, allora tutti un po’ bohèmienne e scanzonati, disinvolti e anche romanticamente guasconi. Non a caso i tre pittori protagonisti della rissa, fra cui spiccava per carisma Riccardo Tommasi Ferroni, avevano lo studio poco più in là, a via dei Riari, una traversa di via della Lungara e con la loro pittura realista e visionaria al tempo stesso si contrapponevano all’ondata del pop romano della Scuola di Piazza del Popolo, da Schifano a Tano Festa. Quattrucci in particolare, che pose tragicamente fine alla propria vita nel 1980, ma anche Tommasi Ferroni oggi sono ingiustamente dimenticati mentre è dinamicamente attivo, ma pieno di nostalgia dei tempi andati, Alessandro Kokocinski. Quell’atmosfera inebriante, in cui l’arte e vita si mescolavano strettamente nell’intreccio di passpolitiche, sentimentali e creative, è raccontata come meglio non si potrebbe nel romanza “La torre dell’orologio” (1979) di Franco Simongini, con la sua immaginaria ma profetica Roma arabo-barocca, travolta da una frenetica corruzione.
Di Carlo Quattrucci, artista sensibile che nelle sue opere ha sorprendentemente trasformato l’Urbe in una città del Nord Europa, piena di inquietudine, è anche esposto un bel “Paesaggio urbano” che fu presentato nell’VIII Quadriennale (1959-1960). le curatrici della mostra sono tre, Tiziana Gazzini, Tiziana Quattrucci e Angela Redini, nell’ambito del progetto “Lungara-Garibaldi. Artisti all’incrocio del tempo”, presenteranno nei prossimi mesi anche le rassegne dedicate a Kokocinski e a Tommasi Ferroni.
Un omaggio sacrosanto per cominciare a riscoprire artisti legatissimi alla nostra città ed alla sua anima visionaria ma completamente trascurati dalle istituzioni e dai musei pubblici.