Rassegna stampa
Bruno Morini | Una mostra piacevole e attraente questa di Carlo Quattrucci (...)
di Bruno Morini
Il Giornale d'Italia | 31 gennaio 1973
Una mostra piacevole e attraente questa di Carlo Quattrucci, che espone alla “Barcaccia”, via della Croce 7, ventinove vasti acrilici su tela, dove, nei modi della contestazione (ma con mano garbata) sono trattati i temi di attualità scottante, che vanno dal problema ecologico alla guerra al napalm, passando attraverso il latte in tetrapak, la nafta e lo sciopero. E’ una mostra che, malgrado tali argomenti, ha il grande pregio di non irritare; al contrario, oltre a farsi ammirare, diverte, e giunge a questo rato risultato per la gradevolezza e la forza di un disegno sintetizzato fluentemente (a volte fin troppo), per raffinatezza di colori e per l’efficacia d’una ironia che non è mai sbracata.
Per Antonio Del Guercio – che con Fortunato Bellonzi è tra i suoi estimatori più autorevoli – ciò che contraddistingue la pittura di Quattrucci è la materia intensa e suggestiva, esente però da compiacimenti sessuali; un disegno elegante, capace tuttavia di mantenere entro le sue linee pure un sentimento bruciante; una forza emotiva di racconto, chiara pur nelle allusioni.
Non meno favorevole il giudizio che Bellonzi esprime nella presentazione al catalogo di questa mostra. Egli scrive, tra l’altro, che “non sfuggiranno all’osservatore le doti dell’inventiva nel disegno (le supreme eleganze lineari, accoglienti talora stilemi squisiti dell’art noveau) e l’accorta padronanza della materia pittorica, quando mantenuta volutamente dimessa perché l’impressione fondamentale del dipinto rimanga quella d’un opera grafica, quando invece sontuosamente ispessita, o impreziosita da mezze tinte e delicate, piatte, sfumature, con effetti di gouache e di lito; infine la ricchezza delle flessioni psicologiche dell’autore, che dall’interno della proprie immagini senti ammiccare, onnipresente, ora con divertita ironia, ora con pensosi richiami alle responsabilità della nostra esistenza comune…”
Particolarmente interessanti in questa “personale”, sia per la bellezza del segno (dove, pur nella sintesi stretta, la componente naturistica conserva tutto il suo fascino), sia per il toccante significato, i dipinti relativi agli animali, soprattutto quelli degli orsi e delle zebre, condannati all’estinzione. Rimarchevole anche la serie dei “ritratti fauneschi”, in cui son raffigurati, su inquietanti zampe caprine, Rafael Alberti, Carlo Levi, Tommasi Ferroni, Gian Maria Volonté (con in mano un gatto a nove code) e lo stesso autore nell’atto di suonare l’arpa.