Giugno 23, 1973In Spagna, testi critici, dai cataloghi, 1973
Testi critici

Vittorio Vidali | 1001 processi politici

di Vittorio Vidali
4 Premio Mazzacurati
Casa della cultura | Teramo
29 giugno | 29 agosto 1973


Ho ricevuto una lettera del mio amico Carlo Quattrucci nella quale mi dice:”…come tu saprai il fantasma di Torquemada si sta appressando a commettere un nuovo crimine con il processo che presumibilmente si terrà in settembre contro Camacho ed altri nostri compagni che rischiano di essere condannati alle pene che il regime fascista è uso propinare a coloro che sono colpevoli di avversare questa vergogna che l’Europa ancora si trascina appresso.
A premessa volevo dirti che io ed altri compagni tra cui Carlo Cattaneo e Rafael avevamo già deciso di lavorare ad una cartella di incisioni che voleva essere omaggio al sacrificio del 5° Reggimento.
La cartella è formata da nove acqueforti ed una litografia.
Le acqueforti saranno eseguite da Carlo Cattaneo, Carlo Quattrucci e Alberto Sughi.
La litografia, a quattro colori, la farà Don Rafael, e sarà il suo poema “en dos coplas” sul 5° Reggimento scritto con la sua calligrafia “cino-aramaica”.
Dal ricavato della vendita gli artisti devolveranno il corrispondente in lire italiane di un milione di pesetas che serviranno a “las comisiones obreras” a scopo di aiutare i compagni spagnoli incarcerati.”
e Quattrucci finisce la sua bella lettera chiedendomi uno “scritto” che stia a significare che non casualmente quattro artisti tra cui un personaggio che e testimonianza vivente ed operante del dramma spagnolo, come Rafael Alberti, si prefiggano l’obiettivo di mettere a fuoco un problema che purtroppo non è archiviato nella storia ma che e una realtà con la quale tutti gli uomini che ancora conservano un margine di coscienza civile debbono fare i conti.
La cartella dovrà avere un destino itinerante e dovrà suscitare occasioni di dibattito e meditazione.
Credo che a volte il solo fatto di gettare un sasso in uno stagno sia un “atto rivoluzionario”.
Per soddisfare la richiesta di Quattrucci basterebbe togliere il suo nome a questa lettera e mettere il mio.
In essa si presenta la generosa iniziativa, il suo contenuto artistico e solidaristico, lo scopo umanitario e politico-rivoluzionario.
Questa iniziativa non è soltanto una pietra nello stagno. È un atto di solidarietà umana che avrà ripercussioni in Spagna e nel mondo.
È vero: il processo contro Marcellino Camacho ed altri nove dirigenti sindacalisti avrà luogo in settembre.
Per essi il Procuratore Generale del Tribunale di Ordine Pubblico chiede oltre 162 anni di carcere per “associazione illegale”.
Sono accusati di essere membri della Commissione coordinatrice nazionale delle Commissioni Operaie. Di fatto si vuole condannarli perché sono noti come militanti sindacalisti.
Questi dieci dirigenti operai – fra essi un prete – da oltre un anno attendono il processo. Doveva aver luogo in marzo ma la protesta massiccia internazionale convinse il dittatore al rinvio.
A Madrid si crede arrivato il momento dopo gli arresti, torture, assassini, compiuti in questi ultimi mesi.
Carrero Blanco, il primo ministro ammiraglio di Francisco Franco, crede che il momento è arrivato per dare una dura lezione alle Commissioni operaie e contadine, alle manifestazioni studentesche, alla ribellione degli intellettuali, alla protesta veemente del clero e delle gerarchie ecclesiastiche che, agli scioperi della fame dei carcerati, uomini e donne, contro l’infame regime di fame, tortura e persecuzioni nelle carceri spagnole.
La lezione dovrebbe essere questo processo iscritto nei ruoli con il N° 1001.
Recentemente 30.000 cittadini della penisola iberica firmarono una petizione per l’amnistia contro le torture che i congiunti dei prigionieri politici presentarono a Carrero Blanco.
30.000 che con la loro firma sfidarono il regime! Meraviglioso ed esemplare atto di coraggio contro uno dei regimi più infami della storia che in un solo anno ha sparso sangue operaio nelle strade di El Ferrol, Vigo, Madrid, Erandio, Barcellona, Granada ed altre città e paesi della Spagna franchista.
Durante la guerra civile ci fu solidarietà con la Spagna Repubblicana. Uomini di 53 paesi accorsero volontariamente ad offrire il loro sangue nelle trincee; intellettuali di grande valore, partiti politici e organizzazioni sindacali e di massa, si mobilitarono per offrire alla Repubblica aggredita la loro solidarietà morale e materiale. Fu una espressione concreta meravigliosa di ciò che può realizzare la solidarietà contro il fascismo.
Malgrado ciò la Spagna tradita dovette nel marzo del 1939 subire l’onta dell’invasione.
Da allora intorno alla tragedia ci fu la congiura del silenzio e pochi ricordarono l’ultima resistenza, gli episodi di lotta disperata, l’agonia dei superstiti, l’urlo di fierezza di colore che affrontavano, a decine di migliaia, i plotoni di esecuzione.
Poi venne la “grande guerra” nella quale Franco fu al fianco di Hitler e Mussolini contro gli alleati, nel mentre i repubblicani spagnoli continuarono la loro battaglia sotto tutte le latitudini contro i nazisti ed i fascisti convinti che la loro battaglia veniva combattuta a Parigi, a Mosca, a Stalingrado, ad El Alamein, in Normandia, nell’asfalto di Berlino, a Budapest, a Vienna, a Praga, a Roma…
e pensarono, sperando che con il crollo del fascismo e del nazismo sarebbe crollata anche la fortezza franchista, costruita dal nazifascismo per combattere la democrazia internazionale.
Non fu cosi. Mentre i popoli di tutto il mondo festeggiavano la vittoria sul Mostro, danzavano e brindavano nelle strade e nelle piazze, la franchista rimaneva intatta ed un popolo offeso, disperato, dissanguato, che aveva dato tutto per l’umanità progressista rimaneva incatenato, con i suoi migliori figli dietro le sbarre, in esilio o davanti ai plotoni di esecuzione.
La farsa della organizzazione delle Nazioni Unite di rompere le relazioni diplomatiche, “commerciali e culturali” con la Spagna fascista e la dichiarazione che ogni popolo era padrone dei suoi destini furono atti compiuti “per salvare l’anima”.
La Spagna repubblicana fu lasciata sola, abbandonata nelle mani dei suoi aguzzini che oggi vengono riconosciuti come “rappresentanti guerrieri della Nazione”. Perciò, in questo momento, caro Quattrucci, la vostra iniziativa, il vostro milione di pesetas, non è una pietra nello stagno del cinismo, della indifferenza, della ragione di stato, ma un esempio di civiltà e di umanità che farà la storia e che sarà un raggio di luce per coloro che attraverso le sbarre delle prigioni franchiste attendono con diritto che i popoli li aiutino nella eroica battaglia, incessante, mai sospesa, per fare della Spagna un paese democratico, libero, indipendente. Perché sia chiaro per tutti che la lotta, oggi, contro il fascismo e la reazione nel proprio paese – e specialmente in questa Italia inquinata fino al midollo dal conservatorismo paternalista e poliziesco – è legata indissolubilmente alla battaglia contro le dittature fasciste imperanti in Spagna, Grecia, Portogallo, Turchia, che gettano un’ombra sinistra sul presente e futuro dell’Umanità.
Perciò noi dobbiamo salutare l’iniziativa di Quattrucci, Cattaneo, Sughi e Rafael Alberti come un notevole apporto alla solidarietà che in varie forme di sviluppa in Italia a favore di Marcellino Camacho, dei suoi compagnie di tutti i prigionieri politici che soffrono nelle prigioni di Franco.