Gennaio 8, 1983In Roma, testi critici, dai cataloghi, 1983
Testi critici

Quattrucci racconta senza soprassalti una città pietrificata

di Renzo Vespignani
Dal catalogo della mostra retrospettiva di Carlo Quattrucci
Dicembre 1982 | Gennaio 1983


Il Tevere e un fiume di urina e stagna sotto l’occhio cieco di Ponte Sisto; nel cielo di lamiera martellata e rugginosa, l’occhio della luna. Questa è la Roma di Quattrucci, città ossificata e deserta, i monumenti come abitazioni rupestri, archi ed antemurali come tibie calcinate di un sauro antidiluviano. Un mondo svuotato di pathos, abitato soltanto da presenze bestiali (che bestiali appaiono le piante e gli esseri umani, araldici grifi o maschere totemiche): fisse nell’aria senza fremiti; sì che pesino il volo dei gabbiani è graffiato nello spazio come carattere cuneiforme nell’argilla di Assur. Qui, nella città morta, la febbre sensuale di Munch s’acquieta, spogliata del desiderio e del rimorso: l’autore si volta a guardare la sua Sodoma ancora calda di ceneri, e sa di non poterne fuggire. Un cosmo così privo di accoramenti e indignazioni, e forme così scabre e inflessibili, costituiscono, credo, un “fenomeno” assolutamente singolare nella storia di questi ultimi anni: e per molti versi inspiegabile a Roma, dove, forse per ancestralità barocco-cattolica, il pittore continua infaticabilmente a dragare in un repertorio di ambiguità inebrianti, di sapienti pastiches onirici, di cortigiani ammiccamenti: tutto sommato nei fondigli del trip dannunziano. Dove sono, in questi quadri, le folle inquadrate nei circenses, dove i feticci pop del consumismo e l’estemporaneo moraleggiare sulla fauna dei marciapiedi? Quattrucci racconta senza soprassalti una società pietrificata.
Che dovesse restare per molti anni incollocabile nel casellario critico corrente, era inevitabile. Ne ha sofferto, ma senza cambiare una virgola al suo dettato; anzi irrigidendosi sempre più nelle sue negazioni; cosi spietate e intrepide da frantumarsi, alla fine, in un impatto catastrofico contro il muro del nulla.