Testi critici
Dario Micacchi | Black Power
di Dario Micacchi
Dal libro "BLACK POWER"
Comune di Ferrara | Centro Attivita' Visive | Palazzo dei Diamanti
6 | 24 marzo 1969
Se accenno alla divisione ideologica e operativa della sinistra artistica italiana è per sottolineare, in occasione della mostra di Carlo Quattrucci, che l’ambiente romano è particolarmente dilaniato da tale divisione e che figurare e dare forma è oggi impegno umano e pittorico assai duro e incerto.
Fatti e uomini e gesti rivoluzionari stanno alla origine, ideologicamente e concretamente, della serie di pitture di Carlo Quattrucci dedicata al “Black Power”. Riconosciamo, come fossero dei ritratti, le figure di Ralph Brown, Stokeley Carmichael, Malcom X, Martin Luther King, Cassius Clay. E vediamo dipinte lingue di fuoco e notti di luna, e fiori di giungla e segnali della città uomini massacrati e bandiere americane.
Nell’indimenticabile anno 1968, sono molti gli artisti realisti i quali hanno cercato una tipicità plastica contemporanea per mezzo del ritratto. Per restare al giro di cultura figurativa che può aver interessato Carlo Quattrucci, ricordo i ritratti dipinti da Guerreschi, Vespignani, Spadari, Calabria, Ferroni, Vacchi, Farulli, Attardi. Ma non si deve pensare a ritratti come forma pittorica d’un paesaggio occasionale col quale il pittore abbia creato una relazione di realtà e di verità per il tempo di posa. Quasi mai si tratta di questo.
Quasi sempre il personaggio arriva al pittore attraverso mezzi d’informazione visiva come la fotografia, la televisione e il cinema. L’immagine pittorica viene costruita come un ritratto tipico ed emblematico: i mezzi pittorici sono assai moderni ma hanno una funzione costruttiva che non è poi diversa dalla funzione dei mezzi della pittura antica quando facevano credibili dei e santi e personaggi tipici che nessuno mai aveva visti e conosciuti.
Si attua così una maniera pittorica che può avere il suo grande ruolo per l’avvenire dell’arte rivoluzionaria e socialista. Va diffondendosi, senza obblighi di religione o di potere, un’iconografia laica e rivoluzionaria che ha le sue radici nella contemporaneità rivoluzionaria. Si tratta di un’esperienza aperta che non va prefigurata minimamente, se non dai “committenti” rivoluzionari, della quale si deve registrare quella che è già una costante: la violenza ideologica di classe, internazionalista e proletaria.
Il motivo plastico del ritratto è per Carlo Quattrucci concreta esperienza umana e pittorica di un mondo di forme che può essere costruito per una funzione proletaria.
La somiglianza della figura col personaggio è forte ma l’immagine, proprio spingendo fino all’iperbole della maschera la struttura di un volto, raggiunge l’evidenza emblematica. Parafrasando quello che Bertolt Brecht diceva di una maschera giapponese di teatro che teneva nella sua stanza vorrei dire che i ritratti di Carlo Quattrucci ci fanno anche capire quanto costi umanamente all’uomo essere implacabile come rivoluzionario, e incutere ai nemici di classe la paura storica del rovesciamento, e accettare la violenza come terreno di lotta anticapitalista e antimperialista.
Alcuni di questi ritratti sono maschere funebri: non dovevano esserlo quando il pittore ha cominciato a dare forma a personaggi del tempo nostro come Malcom X e Martin Luther King.
E’ l’esperienza intellettuale concreta del tempo storico che stravolge l’ottimismo dinamico di Carlo Quattrucci in un lirismo notturno e funebre. È come se si trovasse a vivere le visioni di Kublin, di Odilon Redon, di Ensor sulla spinta del dinamismo plastico della maniera ottimistica (rivoluzionaria) di David Alfaro Siqueiros. Collaboratore di Siqueiros per la gigantesca pittura murale, che è una “esculto – pintura” polimaterica, “La marcia dell’umanità”, Carlo Quattrucci ha fatto pratica di possibilità tecniche e materiche davvero inesauribili. La serie di pitture sul “Potere Nero” fa tesoro dell’esperienza tecnica e di gruppo con Siqueiros.
Che la tecnica pittorica, ai fini di una rivoluzionaria arte “pubblica”, debba emulare il livello scientifico e tecnologico-industriale del mondo contemporaneo – debba cioè mettere nelle mani dei proletari tutti i migliori strumenti – e la lezione pittorica di Siqueiros che oggi torna conto meditare. Proprio quando tendenze artistiche si sinistra insistono sui materiali “poveri”, sull’”arte povera” e sull’”azione povera” e parlano di un dissolvimento dell’arte nella strada ai fini del congiungimento, nel momento politico, dei gesti degli artisti con i gesti dei rivoluzionari.