Rassegna stampa
Carlo Quattrucci | Un invito a votare, e a votare la scheda giusta
di Carlo Quattrucci
L'Unità | 17 maggio 1970
Caro direttore,
ti invio per un’eventuale pubblicazione questa lettera aperta.
“Compagno Natoli, mi rivolgo a te in maniera particolare per tre precise ragioni. La prima è di tipo, diciamo così, sentimentale, poiché da oltre 15 anni, regolarmente, in occasione delle elezioni ho posto quella crocetta di cui poi parleremo, accanto al tuo nome. La seconda nasce dal fatto che, se non vado errato, nel novembre del ’69, ci siamo visti nel mio studio insieme ad alcuni altri amici ed abbiamo discusso il problema della democratizzazione interna del partito e delle ragioni che avevano indotto te ed altri compagni a creare “Il Manifesto”. In quella che fu solo una presa di contatto tra gente che da anni non si vedeva, lamentammo tutti alcune carenze all’interno delle strutture del partito, la sclerotizzazione delle stesse e la necessità di combattere questi fenomeni con un’azione comune, che partisse dalla base ed investisse il vertice. Non abbiamo potuto forse per ragioni di tempo, parlare della “politica del partito”, però, se tu ben ricordi, io ti dissi che nonostante tutto, per me la battaglia si doveva compiere “all’interno” e che fare altrimenti sarebbe stato un grave errore. Io non sono un “politico”, ho solamente una coscienza politica, ed oggi i fatti mi hanno dato ragione.
“Per non creare equivoci, vorrei fare rilevare che sia io che molti altri compagni pittori abbiamo sempre aiutato con donazione di opere tutte le “frange dissidenti” di sinistra non per volerci, cedendo un’opera, levare di torno dei noiosi questuanti, ma perché, parlo a mio nome, ero convinto che i fenomeni giovanili e le sincere istanze di rinnovamento dovessero essere appoggiare. È con grande stupore che, tramite la stampa di peggior marca borghese, ho appreso la vostra decisione di consigliare quella parte dell’elettorato (tra cui io naturalmente) che vi ha inizialmente appoggiato a votare “scheda bianca”! A questo punto io mi sento in dovere di fare una analisi da intellettuale “impegnato” (uso un termine consumato ma purtroppo non ne ho altri a disposizione) di quello che era il rapporto tra me ed “il Manifesto” e ciò che mi ha spinto a scriverti questa lettera aperta. Probabilmente il mio linguaggio così “poco politico” si può prestare aduna facile ironia, e può essere contrabbandato da gente molto più esperta di me sul piano della sottile polemica “che si legge tra le righe” come il lamento sentimentale di un pittore legato al PCI come un bambino ad una vecchia zia, che lo “porta a passeggio” di domenica. Una valutazione di questo tipo sarebbe errata. Il mio rapporto con il PCI è sempre stato un rapporto di tipo critico ed io penso che la discussione, il dibattito, anche la lite, insomma la dialettica interna, siano la linfa che permetterò a questo grande strumento di lotta di rinnovarsi e di potenziarsi nella misura in cui i membri del partito avranno la capacità, la forza e la costanza di lottare all’interno di questa struttura che nonostante gli errori commessi, resta il frutto delle nostre fatiche e del sangue di migliaia di persone che, purtroppo, oggi non possono più seguire questa polemica.
“Quindici giorno fa ero a Torreggio, in occasione di una mia mostra sulla poesia civile spagnola, e mentre stavo seduto nella sala del Palazzo dei Principi, accanto alle vedove Cervi, guardando gli occhi di quella gente che ascoltava commossa e seleziona la voce di un grande poeta spagnolo, ebbene, compagno Natoli, io ripensando a quei volti, ti posso assicurare che per loro non vi erano non vi saranno mai dubbi sul colore della scheda! “Ho qui davanti un numero della vostra rivista, con un articolo firmato da Pintor. Il titolo è:” Per una nuova proposta politica”. Bene, se il risultato della “vostra” proposta politica è quello di concludere dicendo che votare o non votare è la stessa cosa (posizione sinistramente simile a quella dei fascisti di Nuova Repubblica) io vi prego di non spedirmi più Il Manifesto.
“Questa mia lettera non vuol essere solo lo sfogo personale di una persona disillusa, ma un invito a tutti coloro che come me vi hanno inizialmente appoggiato a votare, ed a votare la scheda giusta”.
Carlo Quattrucci (Roma)