Testi critici
David Alfaro Siqueiros | Prefazione al catalogo "Los Angeles y los coches"
di David Alfaro Siqueiros
Galleria "La margherita" | Roma
10 dicembre | 5 gennaio 1971
La recente esposizione di Carlo Quattrucci in Messico, per lo stile drammatico, di sintesi tragica che hanno in genere le sue ultime opere, ha suscitato in me il drammatico ricordo della mia lunga permanenza in Spagna durante la guerra. Uguale impressione hanno riportato anche i miei compatrioti che hanno visto l’esposizione e che parteciparono a quell’orribile massacro nazi-fascista del 1936-’39. Di cui il suo straordinario successo, dovuto alla forza immaginativa di un artista di vigorosa capacità emozionale, ma che non ha vissuto direttamente, quel grande dramma.
Adesso, a poche settimane distanza, vengo a conoscenza della tematica della sua nuova esposizione. Non si tratta più dell’orrore sanguinoso, dell’orrore della guerra, ma dell’orrore della pace, altrettanto crudele, forse, nella sua essenza, quanto il primo.
Le sue stesse parole mi informano che in questa occasione non si tratterà “di un problema semplicemente romano ma di un problema semplicemente tragico, di una strada senza uscita che interessa tute le citta del mondo”.
Sono d’accordo con lui quando mi dice: ad ogni week-end muore più gente nelle strade che in una guerra. Roma, che è stata la più bella citta del mondo, è, in questo preciso momento, completamente paralizzata e nelle strade anguste, fatte per i cavalli e non per le automobili, la gente resta intrappolata nel traffico, infreddolita fra le nuvole di nafta e di benzina”.
Insomma, quest’opera di Carlo Quattrucci, così poetica, così plastica, contiene un messaggio drammatico – una chimera, oggi come oggi, nel mondo capitalistico – che riguarda tutti gli essere umani di un qualsiasi centro cosmopolita, che soffrono per lo smog, che bramano zone verdi, alberi, fiori.
E’ chiaro, per un interesse personale, che io auguro a Carlo Quattrucci di diventare nella sua terra il pioniere del muralismo moderno, genere d’arte che per la sua estetica, per la sua tematica, cioè per la sua didattica, deve corrispondere agli scottanti problemi che tutti gli uomini vivono nei paesi capitalisti. A Carlo Quattrucci, a nome di tutti i membri del nostro gruppo che lavorano al murale “Il Cammino dell’Umanità dalla Terra al Cosmo” e mio personale, invio le nostre più calorose felicitazioni e un forte abbraccio.