Testi critici
Carlo Quattrucci | Credo che nel mondo di un pittore (...)
di Carlo Quattrucci
Dal catalogo
Centro d'Arte "La Barcaccia" | Roma
18 | 29 aprile 1975
Credo che nel mondo di un pittore, a volte si verificano, emozionandolo ed agendo come elementi di disordine, fatti che contrastano con la logica. Si tratta di suggestioni irrazionali ed inquietanti che hanno il pregio di mettere in crisi l’artista.
Sono stato testimone di qualcosa di strano, un rito che si ripete ogni notte in piazza Campo de’ Fiori; la continuazione, non più in chiave inquisitoria, del supplizio di Giordano Bruno.
Una persona amica, incuriosita dai miei quadri su Campo de’ Fiori mi disse che ogni notte, sotto il monumento di Giordano, gruppi di giovani, vigilati da una “gazzella” della polizia, in inverno per riscaldarsi o in estate per il puro piacere di bruciare vecchie cassette, rievocano, inconsciamente il supplizio del frate eretico.
Debbo confessare che lo spettacolo di questo falò acceso sotto il basamento della scultura, deturpato o forse arricchito dai simboli dell’anarchia e dell’estremismo extraparlamentare, mi ha veramente impressionato.
Nella suggestione di questo allucinante scenario, teatro naturale di una tragedia antica, con una luna così tonda da sembrare finta, io ho materializzato nella mia mente un testo di Rafael Alberti che è ironica ed amara descrizione di un Giordano Bruno come il di Poeta “tristissimo monarca dei mercati” osserva immobile ed assente, dall’alto del piedistallo, la piazza in cui fu bruciato nella mattina del 17 febbraio 1600.
Campo de’ Fiori
Patate, bulli, pertiche, pignatte,
uccelli, gufi, plastica, tegami,
camicie, pantaloni, ciarlatani,
vere occasioni che non sono tali.
Prezzemolo, Frascati, agli, ciabatte,
cravatte, funghi, stoffe, gamberetti,
lire scorrenti, con cui metti l’ali,
mille volte tu sciogli e mille leghi.
Campo de’ Fiori, Campo de las Flores,
prodigo dispensiere di colori,
luce, grazie, clamore, complimenti…
Sopra i tuoi vivi fuochi, ormai smorzati,
tristissimo monarca dei mercati,
arde Giordano Bruno eternamente.
Rafael Alberti