Rassegna stampa
Virgilio Guzzi | La España di Quattrucci
di Virgilio Guzzi
Il Tempo | 31 gennaio 1978
Contrariamente a ciò che accade spesso, nella mostra di Carlo Quattrucci alla “Gradiva” il quadro che offre il maggior interesse è il più grande, cui l’autore ha dato il titolo di Fiesta española. Esso è una fantasia di forme volanti in un vuoto chiaro, di simboli della terra di Goya e di Picasso: quasi un allegro manifesto, dominato al centro dalla figura slanciata, preistorica del nero toro della tauromachia; dove appaiono sparso altri motivi e figure della popolare tradizione spagnola, gli stessi (in parte) che compaiono in talune opere dell’autore famoso dei cartoni per la Fabbrica Reale degli Arazzi, nonché dei “Capricci” e delle “Fucilazioni del 3 maggio”.
L’allegoria ritaglia i vari suoi personaggi nello spazio, cui elementi geometrici danno una profondità; e infine li muove sul piano. Benché i richiami a Picasso non manchino, e l’autore intenda alludere anche al drammatico della realtà iberica con soluzioni espressionistiche e surrealistiche, pure l’assieme sembra esprimere dionisiaca letizia. Così, diresti l’autore s’accosti anche al gusto d’un Mirò, a quel favolismo e edonismo.
L’immagine è prevalentemente grafica, ed è un giuoco ben ritmato su quei ricordi stilistici e umani. Di minore efficacia, e soprattutto d’un impegno plastico che riduce la stesura cromatica a deliberazione pittorica, e il percorso lineare (per lo più) a dinamismo sintetico e arabesco vagamente secessionistico, i tanti altri quadri minori. Salvo eccezione, le immagini danno nell’”affiche”, un una sorta di manierismo tra il decorativo e l’illustrativo. È una Spagna, questa che il Quattrucci riduce di volta di volta all’apparizione di una figura (o due) di ballerine e di toreri, un po’ convenzionale e in costume: in qualche modo teatrale e vieta. Tra il “flamenco” e Zuloaga. Una Spagna di figurine, troppo depurata e disossata qua e là arcaica (Toto e cavallo): nell’assieme convenzionale, più elegante che sostanziosa.