Testi critici
Rafael Alberti | Carlo Quattrucci pittore universale trasteverino
di Rafael Alberti
Dicembre 1982 | Gennaio 1983
Dal catalogo della mostra retrospettiva
di Carlo Quattrucci
Ogni volta che mi soffermo col pensiero alla Via dei Riari, al nostro vecchio meraviglioso ed eternamente sudicio Trastevere, vedo spuntare dall’estremo fondo una strana figura col pullover rosso, giacchetta di cuoio, berretto blu, con visiera alla Lenin, dai passi tipici di chi ha le gambe arcuate, come un cavaliere senza cavallo.
Man mano che si avvicina, si vede che questa figura ha la barba, tra cui si scorge un sorriso diabolico ed amabile, e che da tutto l’insieme si evidenzia un aspetto aperto ed amichevole. Si tratta di Sartana o del Gaucho Florido del nostro bel “monastero”, così chiamiamo comunemente l’ampia terrazza che, sopra il garage del Sor Alfredo, sostiene come sorretta dagli alberi dell’Orto Botanico, quattro studi di pittori, uno dei quali appartiene a Carlo Quattrucci, grande lavoratore, ma sempre pronto in qualsiasi momento a giocare a biliardo nel bar Settimiano, all’angolo di Via Garibaldi, a lasciare i pennelli per correre al meeting, alla manifestazione politica, ai suoi impegni di militante appassionato…
Carlo è il mio grande e buon amico, gli sono affezionato e già da molti anni lo ammiro per quello che è: dolce e mattacchione, amante dei fiori e degli uccelli (benché muoiano di polmonite nel suo studio all’apparire del giorno); chitarrista e cantante instancabile di divertenti e sanguinosi “corridos” messicani; fedele sempre ad uno dei suoi più stimati maestri, David Alfaro Siqueiros; fervente ammiratore del proprio volto, che ritrae in tutti i possibili ed immaginabili travestimenti storici; un eccellente artista, che non teme la critica settaria di gruppi o di scuole, che oggi tanto danneggia e confonde; un pittore, tra i piu fedeli in Italia, a una Spagna lacerata, dura, che ha sofferto e combattuto la resistenza; un uomo oscillante tra allegria, dolore e melanconia; che ha come angelo protettore sua figlia Tiziana, una dolce, graziosa, sfuggente gazzella, che viene, che va, che insperatamente ricompare al suo fianco ispirandolo.