Testi critici
Era un autentico artista
di Riccardo Tommasi Ferroni
Dal catalogo della mostra retrospettiva di Carlo Quattrucci
Dicembre 1992 | Gennaio 1983
Il suo studio era accanto al mio, porta a porta, a Via dei Riari. E questo fatto era per me qualcosa di inquietante e rassicurante: una presenza rumorosa e misteriosa, una compagnia piena di vita. Come artista e come persona Carlo era il mio esatto opposto, ma andavamo d’accordo; c’era fra noi come una complicità silenziosa, l’intesa affettuosa di chi, in fin dei conti, sta sulla stessa barca.
Diceva sempre che i miei quadri con i suoi facevano “corto circuito”; che i miei soggetti per lui erano addirittura conservatori-passatisti-borbonici.
Era un insicuro, un timido, un sentimentale e voleva essere un rivoluzionario, un confortatore di deboli e offesi, quando, poverino, non riusciva a consolare neppure se stesso.
Ricordo ancora il suo volto negli ultimi giorni della sua vita: era una maschera tragica. Dio solo sa quel che ha sofferto. E questo ricordo di Carlo così disperato della sua assorta e cupa solitudine domina su tutti gli altri: le cene nello studio, lui che cantava con quella voce profonda che mi meravigliava sempre in lui così piccolo, gli scherzi, i tiri a segno con le sue maledette pistole (aspettavamo il colpo di mezzogiorno dal Gianicolo per sparare) il suo irrompere continuo nello studio per chiedermi un fissativo o un nero d’avorio e raccontarmi le ultime notizie di quel che succedeva nella strana fauna di Via dei Riari. Tutti ricordi lontani.
Non so dire altro di Carlo; non sono un critico e non so parlare d’arte.
Ma una cosa posso dire ancora con sicurezza: era un Artista, un autentico artista, prima ancora che a quegli stessi tavoli si sedessero tante celebrities della Hollywood sul Tevere o della Cafe-Society, da Marlon Brando a Cocteau, da BB a Guttuso, da Palma Bucarelli alla Callas, da Sandro Penna a Leonardo Sinisgalli.